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sabato 11 dicembre 2010

ELOGIO DELLA FOLLIA

Ironica, irriverente, sorprendentemente attuale, Elogio della follia è l’opera più famosa, amata e discussa del grande umanista Erasmo da Rotterdam.

A parlare è la follia in prima persona che tesse le lodi di se stessa e critica tutte le categorie del genere umano smascherandone le ipocrisie, le miserie e le debolezze. La follia non risparmia nessuno e così anche papi, cardinali, vescovi, monaci, re, filosofi, giuristi, poeti vengono spogliati del loro manto di sapienza e autorevolezza e messi a nudo nei loro vizi e difetti. Ed ecco che la follia si rivela saggezza, dicendo le cose come stanno, senza indugio e peli sulla lingua. Ma l’Elogio non è solo una critica giocosa, un paradosso intellettuale, è anche la riproposta del messaggio evangelico nella sua purezza, autenticità e forza morale; è il richiamo ai veri valori cristiani.

Un significato profondo immerso in un testo semplice e chiaro. Nonostante i numerosi riferimenti al mondo classico e alla mitologia greco-romana, la lettura è alla portata di tutti, dotti e meno dotti. Stupisce la modernità dell’opera scritta nel 1511, a dimostrazione del fatto che i tempi passano, ma certe abitudini non cambiano (è proprio il caso di dire che l’Elogio è un classico senza tempo). Stupisce lo stesso Erasmo, un uomo di chiesa, che senza timore sferra un duro attacco al malcostume dei potenti e soprattutto degli ecclesiastici. Peccato per quella punta di maschilismo – Erasmo paragona le donne agli animali, considerandole esseri privi di razionalità che agiscono per istinto – che, da donna, mi ha fatto storcere un po’ il naso. Ma in fondo è comprensibile, Erasmo era un uomo del suo tempo, un tempo in cui le donne erano tenute in scarsissima considerazione. Per il resto, il lettore non può che trovarsi d’accordo con l’autore e applaudire il discorso che fa la “sua” follia. Da elogiare!
VOTO: 4.5/5

Erasmo da Rotterdam (a destra, in un dipinto di Hans Holbein il Giovane, del 1523) nacque in Olanda nella notte fra il 27 e il 28 ottobre, secondo alcuni del 1466, secondo altri del 1469. Teologo, filosofo e massimo esponente dell’Umanesimo cristiano, firmò i suoi scritti con lo pseudonimo di Desiderius Erasmus. La sua opera più conosciuta è l’Elogio della follia che dedicò all’amico Thomas More. Morì a Basilea nella notte fra l’11 e il 12 luglio 1536.

Titolo: Elogio della follia
Titolo originale: Moriae encomium, id est, stulticiae laus
Autore: Erasmo da Rotterdam
Curatore: Eugenio Garin
Editore: Mondadori (collana Oscar classici)
Anno: 1992

1 commento:

  1. Aspettavo con ansia questa recensione! Finalmente l'ho letta! E sono ancora più contento di averla letta dopo aver letto il libro che recensisce, perché così posso apprezzarla veramente in toto.
    Sono anche contento che tu abbia sottolineato la "vicinanza" del testo al grande pubblico: molti, a mio avviso stoltamente, guardano all'Elogio come a un'opera che, in quanto scritta da un umanista, debba rientrare nell'ambito delle opere somme, non alla portata di tutti, quasi elitarie. In realtà, anche se a quei tempi la maggior parte delle persone era analfabeta e quindi solo in pochi avrebbero potuto leggerla, tuttavia lo "stile basso" e colloquiale usato dalla Follia vuole proprio testimoniare che il discorso abbraccia tutte le categorie umane, perché RIGUARDA tutte le categorie umane. E' lo stesso motivo per cui Dante decise di scrivere la Commedia in volgare e non in latino (e infatti faccio lo sguardo da pescecane quando additano la Commedia come uno sproloquio noioso e pesante). Grazie per aver colto questo aspetto del testo erasmiano! Anche se, conoscendo la tua sensibilità, me lo dovevo addirittura aspettare!

    P.S. La fluidità che usi continua ad ammaliarmi. Kisses!

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